Sindrome dell'intestino irritabile (IBS)

TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE SULLA
SINDROME DELL'INTESTINO IRRITABILE (IBS)

Sindrome dell'intestino irritabile (IBS)

TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE
SULLA SINDROME DELL'INTESTINO IRRITABILE

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Che cos’è la sindrome dell’intestino irritabile (IBS)

La sindrome dell’intestino irritabile (IBS, dall’inglese Irritable Bowel Syndrome) è un disturbo funzionale cronico dell’apparato digerente, che colpisce soprattutto il colon. Si manifesta con sintomi intestinali ricorrenti come dolore o fastidio addominale, gonfiore, meteorismo e alterazioni dell’alvo: diarrea, stipsi o alternanza di entrambe. Questi sintomi, spesso imprevedibili e fluttuanti, possono compromettere in modo significativo la qualità della vita, pur in assenza di danni strutturali all’intestino.

L’IBS è una condizione complessa, in cui entrano in gioco numerosi fattori. Il principale è lo squilibrio dell’asse cervello-intestino, una rete di comunicazione tra sistema nervoso centrale, intestino, ormoni, sistema immunitario e microbiota. Questa connessione spiega perché lo stress, l’ansia o altri fattori emotivi abbiano un forte impatto sulla motilità intestinale e sulla percezione del dolore.

Contribuiscono anche la disbiosi intestinale (alterazione del microbiota), l’alimentazione scorretta, l’uso prolungato di antibiotici o farmaci irritanti, le variazioni ormonali (più frequente nelle donne) e la predisposizione individuale. Alcune persone notano un peggioramento dei sintomi in presenza di intolleranze alimentari o dopo episodi infettivi gastrointestinali.

Sebbene l’IBS non comporti complicanze gravi, è importante affrontarla in modo mirato. La gestione più efficace è personalizzata e può includere modifiche della dieta, supporto psicologico, tecniche di rilassamento, probiotici, terapie farmacologiche e strategie per ridurre lo stress.

IBS e alimentazione: il ruolo del Biologo Nutrizionista

L’intestino è influenzato da ciò che mangiamo, ma anche da come lo digeriamo e da come il nostro corpo reagisce a determinati alimenti. In presenza di sindrome dell’intestino irritabile, non esiste un approccio alimentare universale, ma è necessario costruire un piano nutrizionale personalizzato, che tenga conto delle risposte individuali e delle condizioni associate, come disbiosi, stress, alterazioni ormonali o uso prolungato di antibiotici. Il Biologo Nutrizionista può accompagnare la persona nella scelta di alimenti di qualità e nel dosaggio delle quantità, aiutando a evitare squilibri del microbiota e favorendo una buona motilità intestinale. Attraverso un’analisi attenta della storia clinica e dei sintomi, il percorso alimentare viene adattato in modo progressivo, anche con il supporto di strategie come l’approccio LOW FODMAP, che non è una dieta da seguire per sempre ma uno strumento utile per identificare eventuali alimenti problematici e migliorare la tolleranza intestinale nel tempo.

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Come può l’alimentazione migliorare i sintomi dell’intestino irritabile nel tempo?

Il piano nutrizionale gioca un ruolo fondamentale nella gestione dei sintomi dell’IBS, ma è importante che sia costruito sulla base delle risposte specifiche del corpo. Evitare stimoli inutili al microbiota, ridurre l’impatto dello stress metabolico e favorire una motilità intestinale regolare sono tutti obiettivi concreti raggiungibili attraverso una nutrizione personalizzata. Il Biologo Nutrizionista può aiutare a individuare combinazioni alimentari tollerabili, migliorare la regolarità dell’alvo e ridurre manifestazioni fastidiose come gonfiori, tensioni addominali o spasmi, favorendo un miglioramento duraturo della qualità della vita.

La dieta LOW FODMAP è adatta a tutti i pazienti con IBS in modo sicuro?

La LOW FODMAP non è una soluzione universale e non è adatta come approccio fai-da-te. Si tratta di un protocollo temporaneo e strutturato, da applicare sotto guida professionale, utile per individuare alimenti che peggiorano i sintomi intestinali. Dopo una fase di esclusione mirata, si procede con la reintroduzione graduale dei cibi per comprendere quali possono essere ben tollerati. L’obiettivo non è l’eliminazione a lungo termine, ma arrivare a una dieta sostenibile e compatibile con le esigenze del singolo.

È possibile migliorare la salute intestinale senza rinunciare a troppi alimenti abituali?

Sì. Un approccio efficace alla sindrome dell’intestino irritabile non prevede privazioni rigide, ma una modulazione ragionata e graduale dell’alimentazione quotidiana. In caso di IBS, ciò che conta davvero è la qualità degli alimenti, il metodo di preparazione, i tempi con cui vengono consumati e l’ascolto delle risposte del corpo. Il Biologo Nutrizionista costruisce un percorso su misura che permette di ristabilire equilibrio intestinale, mantenendo il più possibile varietà e piacere nella propria alimentazione.

Testimonianze

Un piano alimentare unico e personalizzato che si basa sulle più recenti evidenze scientifiche in ambito nutrizione.

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Domande frequenti

Qui troverai soluzioni e risposte alle domande più frequenti relative alla sindrome dell'intestino irritabile (IBS). Questa sezione è progettata per fornire chiarezza e informazioni essenziali, aiutandoti a migliorare la tua comprensione su questi argomenti cruciali per la salute e il benessere.

No, l’IBS è un disturbo funzionale dell’intestino e non comporta danni anatomici visibili o infiammazione cronica come nelle malattie infiammatorie intestinali (IBD) come il morbo di Crohn o la colite ulcerosa. Tuttavia, può causare sintomi molto invalidanti come dolore, gonfiore, stipsi o diarrea, che influenzano la qualità della vita in modo significativo.

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I sintomi principali sono dolore addominale ricorrente, gonfiore, sensazione di pancia gonfia, alterazione della frequenza e consistenza delle feci. Alcuni pazienti presentano prevalenza di stipsi, altri di diarrea, altri ancora un’alternanza tra le due. I sintomi tendono a migliorare dopo l’evacuazione e spesso peggiorano nei periodi di stress o forte carico emotivo.

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Sì. L’IBS è strettamente legata all’asse cervello-intestino, una rete di comunicazione tra sistema nervoso centrale, apparato digerente e microbiota. Eventi stressanti, ansia o tensione emotiva possono influenzare la motilità intestinale e amplificare la percezione del dolore, scatenando o intensificando i sintomi.

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No, ma possono avere sintomi simili. La celiachia è una condizione autoimmune che richiede l’esclusione totale del glutine. L’IBS, invece, non comporta danni alla mucosa intestinale. Tuttavia, esiste una maggiore incidenza di IBS tra chi ha celiachia diagnosticata, e spesso le due condizioni vanno attentamente distinte attraverso valutazione medica.

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Sì. Una condizione di disbiosi – squilibrio della flora intestinale – può contribuire allo sviluppo e al peggioramento dell’IBS. Il microbiota è coinvolto nella digestione, nella produzione di neurotrasmettitori e nella regolazione dell’immunità intestinale. Quando alterato, può aumentare la sensibilità intestinale, rallentare o accelerare il transito e influenzare anche lo stato emotivo.

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Significa che non vi è un danno strutturale visibile dell’intestino, ma una disfunzione nel suo funzionamento. Questa condizione si manifesta con sintomi reali e spesso debilitanti, ma senza infiammazioni o lesioni anatomiche evidenti. L’IBS coinvolge soprattutto la regolazione nervosa, ormonale e microbiotica dell’intestino.

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Sì. Un piano nutrizionale personalizzato aiuta a ridurre la sintomatologia modulando la risposta intestinale, migliorando la motilità, sostenendo il microbiota e riducendo l’infiammazione di basso grado. Non si tratta di togliere tutto, ma di capire come e quando introdurre determinati alimenti in base alla tolleranza individuale.

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La LOW FODMAP è un approccio temporaneo, utile per identificare alimenti fermentabili che possono generare gonfiore, dolore o alterazioni del transito intestinale. Va seguita sotto supervisione, perché prevede fasi ben definite: eliminazione, reintroduzione e mantenimento. Il fine è ampliare il più possibile la varietà alimentare senza sintomi.

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Non sempre. La sensibilità a glutine o lattosio va valutata in modo individuale. Escluderli senza motivo può portare a squilibri o carenze nutrizionali. Attraverso il supporto del Biologo Nutrizionista, si può osservare la risposta dell’organismo e decidere eventuali eliminazioni temporanee o parziali, se realmente utili.

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