Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di microplastiche negli alimenti, ma un aspetto meno discusso riguarda ciò che accade quando la plastica viene riscaldata, come avviene ogni giorno con le macchine da caffè a capsule. Un recente approfondimento pubblicato da Il Fatto Alimentare ha riportato i risultati di studi che analizzano quanto la plastica possa rilasciare particelle microscopiche in condizioni domestiche reali, cioè con acqua a temperatura vicina ai 100 °C.
L’argomento è rilevante perché il caffè è una delle bevande più consumate al mondo, e una larga parte delle persone utilizza sistemi a capsula o a cialda. Comprendere cosa viene rilasciato, in quali quantità e se questo possa rappresentare un rischio per la salute è fondamentale per fare scelte consapevoli, senza creare allarmismi.
Cosa hanno trovato gli studi citati?
Secondo l’approfondimento, uno studio condotto nel Regno Unito ha misurato la presenza di microplastiche in bevande calde predisposte con capsule e cialde. I numeri riportati non sono enormi, ma neppure trascurabili:
- circa 37 microplastiche per litro nei caffè freddi,
- 43 per litro nei caffè caldi,
- intorno a 60 microplastiche per litro nel tè preparato con bustine contenenti parti plastiche.
Si tratta di quantità piccole, che non indicano un rischio immediato, ma che confermano un punto importante: il contatto tra plastica e calore è una possibile fonte di rilascio di microplastiche, anche in contesti domestici.
Queste particelle sono coerenti, per forma e composizione, con i materiali usati nelle capsule più diffuse: polipropilene, poliammidi e altre plastiche resistenti al calore, ma comunque sensibili a stress termico e meccanico.
Perché la plastica può rilasciare microplastiche quando viene riscaldata
Le capsule sono progettate per resistere a temperature elevate, ma la combinazione di tre fattori può favorire il rilascio di particelle:
1. Alte temperature
Il caffè viene estratto a circa 90–100 °C: a queste temperature i polimeri possono subire micro-fratture o rilasciare frammenti, anche se invisibili a occhio nudo.
2. Pressione
Le macchine da caffè esercitano una pressione elevata sulla capsula durante l’estrazione: ciò può contribuire a un’ulteriore stress meccanico.
3. Materiali complessi
Molte capsule non sono fatte di un solo tipo di plastica. Strati diversi, colle, film interni ed esterni rendono più difficile controllare completamente la migrazione di particelle.
Il risultato non è una contaminazione massiccia, ma una migrazione misurabile che merita attenzione.
Microplastiche nel caffè: rischio reale o rischio potenziale?
Ad oggi non esistono prove scientifiche che associno il consumo di caffè in capsula a effetti negativi sulla salute umana.
Quello che sappiamo è:
- la migrazione di microplastiche esiste,
- le quantità rilevate sono basse,
- gli effetti sull’uomo non sono ancora chiari,
- l’esposizione quotidiana avviene da molteplici fonti (aria, alimenti, acqua, imballaggi).
La questione non è quindi “il caffè in capsula fa male?”, ma piuttosto: “In un contesto in cui siamo già esposti a microplastiche, ha senso ridurre le fonti evitabili?”
La risposta è: sì, in ottica di prudenza informata.
Non per paura, ma per buon senso.
Capsule, cialde e bustine: non sono tutte uguali
L’articolo ricorda un punto importante:
cialde e capsule non sono la stessa cosa.
- Le cialde in carta (tipo ESE) contengono molto meno materiale plastico.
- Le capsule rigide (Nespresso, Dolce Gusto, ecc.) contengono più plastica e sono più soggette a rilascio.
- Le bustine di tè moderne possono contenere film plastici non visibili.
Quindi l’esposizione può cambiare notevolmente a seconda del sistema utilizzato.
Come ridurre l’esposizione alle microplastiche senza rinunciare al caffè
Non serve smettere di bere caffè, né cambiare abitudini drastiche. Esistono strategie semplici e realistiche:
✔️ 1. Usare capsule in acciaio ricaricabili
Sono compatibili con molte macchine e non rilasciano microplastiche.
✔️ 2. Preferire cialde in carta
Sono compostabili, hanno filtri naturali e riducono drasticamente il contatto con la plastica.
✔️ 3. Evitare capsule graffiate o deformate
I danni strutturali aumentano il rischio di rilascio.
✔️ 4. Usare tazze in vetro o ceramica
Soprattutto se fai tè o tisane con acqua bollente.
✔️ 5. Limitare il riutilizzo del bicchierino di plastica
Il calore del caffè favorisce rilascio di microplastiche e sostanze chimiche.
✔️ 6. Preferire marche che dichiarano l’assenza di plastiche interne
Alcuni brand usano materiali compostabili o biopolimeri più stabili.
Cosa possiamo concludere?
Il messaggio non è “il caffè in capsula è pericoloso”, ma “la plastica a contatto con calore e pressione può rilasciare microplastiche”.
Le quantità misurate sono piccole, ma il fenomeno è reale. La salute non si gioca su una singola tazzina, ma sulla somma delle esposizioni.
Per questo, adottare comportamenti semplici per ridurre le fonti evitabili è una scelta sensata.