Dietoterapia per diabete: un approccio personalizzato per una vita migliore
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Domande frequenti
Qual è la dieta ideale per un diabetico?
La dieta ottimale per chi soffre di diabete varia in base a numerosi fattori, inclusi il tipo di diabete (1 o 2), età, peso, livello di attività fisica e necessità personali. Esistono comunque delle linee guida di base che possono aiutare a gestire il diabete attraverso l’alimentazione. Ecco alcune indicazioni generali per una dieta adatta a diabetici:
- È cruciale controllare le dimensioni delle porzioni per regolare i livelli di glucosio nel sangue. Consumare porzioni appropriate può aiutare a stabilizzare la glicemia.
- Preferire i carboidrati complessi, come quelli trovati nei cereali integrali, legumi e verdure, che vengono assorbiti più lentamente e influenzano meno i livelli di zucchero nel sangue.
- Limitare gli zuccheri semplici, riducendo l’assunzione di zuccheri raffinati presenti in dolci, bevande zuccherate e snack confezionati.
- Un adeguato apporto di fibre può contribuire a regolare i livelli di zucchero nel sangue.
- Scegliere grassi salutari (come olio extravergine d’oliva, avocado, olio di cocco, frutta secca) può aiutare a controllare i livelli di zucchero nel sangue e ne rallenta l’assorbimento intestinale.
- Utilizzare l’Indice Glicemico (IG) degli alimenti, che misura la velocità con cui un alimento ricco di carboidrati può aumentare la glicemia dopo l’ingestione. Optare per cibi con un basso IG.
- Applicare il concetto di Carico Glicemico (CG), che si calcola moltiplicando l’indice glicemico di un alimento per la quantità di carboidrati contenuta e dividendo il risultato per 100. Il CG indica l’effetto di un alimento sulla glicemia.
- Considerare l’Indice Insulinico (II) degli alimenti, che valuta l’impatto di un alimento sul livello di insulina nel sangue.
- Mantenere un’adeguata idratazione.
- Limitare il consumo di alcolici.
- Camminare dopo i pasti può aiutare a ridurre il picco glicemico post-prandiale, mentre l’esercizio fisico regolare aumenta la sensibilità all’insulina, migliorando l’assorbimento del glucosio e riducendo la glicemia.
- Seguire una dieta normosodica, poiché un eccesso di sodio può avere effetti negativi sui livelli di zucchero nel sangue.
Quali sono i cibi da evitare per il diabete?
Le persone affette da diabete dovrebbero moderare o evitare il consumo di cibi che possono provocare innalzamenti bruschi e marcati della glicemia. Di seguito, alcuni alimenti da limitare o escludere:
- Zuccheri raffinati: Alimenti che includono zuccheri aggiunti come biscotti, dolci, caramelle, bibite dolcificate e bevande energetiche possono causare un incremento rapido dei livelli di glucosio nel sangue.
- Alimenti con alto indice glicemico (IG): Prodotti con un elevato IG come il pane bianco, i cereali raffinati, le patate bollite, lo zucchero da tavola, i dolci e le caramelle possono indurre picchi glicemici.
- Bevande zuccherate: Succhi di frutta e bibite gassate dolcificate possono apportare un’alta quantità di zuccheri e influenzare significativamente la glicemia.
- Cibi ad alto contenuto di grassi saturi e trans, specialmente se combinati con zuccheri semplici: Alimenti ricchi di grassi saturi e trans, come il cibo spazzatura, il fast food e gli snack preconfezionati, possono ridurre la sensibilità all’insulina.
- Cibi processati e ultraprocessati: Questi prodotti spesso contengono zuccheri aggiunti, grassi saturi e trans, e numerosi additivi, risultando particolarmente inadatti per chi ha il diabete.
- Alcol: L’alcol può alterare i livelli di zucchero nel sangue, causando sia iperglicemia sia ipoglicemia, a seconda delle circostanze e del tipo di bevanda alcolica consumata.
- Snack confezionati e cibi ad alto contenuto di carboidrati: Questi prodotti tendono a essere ricchi di carboidrati raffinati e zuccheri aggiunti.
- Sale aggiunto e alimenti ad alto contenuto di sodio: Snack salati possono avere un alto tenore di sodio, che può incidere sulla pressione arteriosa e sulla salute cardiaca, oltre a influenzare la stabilità dei livelli di zucchero nel sangue.
Cosa mangiare per far abbassare subito la glicemia?
Non esiste un alimento specifico capace di ridurre rapidamente i livelli di glucosio nel sangue una volta che questi sono saliti. Per normalizzare la glicemia, è necessario attendere i tempi naturali del corpo, che possono variare ampiamente a seconda di ciò che è stato consumato in precedenza. Piuttosto che cercare di abbassare la glicemia dopo che è salita, è preferibile prevenire i picchi glicemici attraverso una dieta adeguata.
Questo implica una corretta combinazione degli alimenti, l’uso di grassi salutari in quantità appropriate, la scelta di cibi senza zuccheri aggiunti, sale e conservanti, e il monitoraggio dell’Indice Glicemico, dell’Indice Insulinico e del Carico Glicemico. È importante anche sapere quali alimenti consumare prima e dopo l’ingestione di cibi che si prevede possano aumentare la glicemia, oltre a conoscere i metodi di cottura più salutari.
Le combinazioni alimentari all’interno di un pasto sono cruciali e, se eseguite correttamente, possono contribuire a mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue. Al contrario, se gli abbinamenti sono sbagliati, possono causare picchi glicemici indesiderati. Questo vale anche per alimenti che tendono ad aumentare la glicemia: ad esempio, le patate bollite possono avere un impatto maggiore sui livelli di zucchero nel sangue rispetto alle patate fritte. Nonostante si tratti dello stesso alimento, il metodo di cottura può influenzare significativamente la risposta glicemica postprandiale.
Quali sono i falsi miti sulla dietoterapia per il diabete?
Spesso si consiglia, per un migliore controllo della glicemia, di preferire alimenti integrali come biscotti e cereali, scegliere prodotti biologici e consumare frutta. Tuttavia, questi consigli sono corretti solo in parte e meritano un’analisi più approfondita.
Non tutti i prodotti integrali sono creati uguali. È vero che, in generale, un prodotto integrale è di qualità superiore rispetto a uno raffinato, poiché contiene più nutrienti come fibre, vitamine del gruppo B, minerali e grassi sani, trovati nella crusca e nel germe del chicco. Tuttavia, alcuni prodotti integrali in commercio richiedono tempi di cottura diversi, il che può indicare un diverso processo di lavorazione. Ad esempio, un cereale che cuoce in meno tempo è probabilmente stato precotto e poi essiccato, il che potrebbe ridurre il contenuto di fibre rispetto a un cereale che cuoce più a lungo e che non è stato precotto.
L’effetto dei cereali integrali sulla glicemia postprandiale può variare in base a diversi fattori, come:
- Gli alimenti con cui vengono combinati
- Il metodo di cottura utilizzato
- L’ordine in cui vengono consumati durante il pasto
- Il momento della giornata in cui vengono consumati
Per quanto riguarda i prodotti biologici, non sono tutti ottimali per il controllo della glicemia, nonostante possano essere etichettati come sani. Molti possono contenere zuccheri e sale aggiunti che non favoriscono la stabilizzazione dei livelli di zucchero nel sangue.
La frutta, sebbene sia un alimento ricco di micronutrienti e raccomandato in una dieta equilibrata, deve essere consumata con attenzione in caso di diabete o di necessità di perdere peso. La frutta contiene zuccheri naturali come glucosio, saccarosio e fruttosio, che hanno un impatto maggiore sulla glicemia rispetto agli zuccheri complessi. È quindi importante scegliere frutti con un indice glicemico, un carico glicemico e un indice insulinico adeguati, e consumarli in modo strategico all’interno del pasto.
Spesso, le persone con diabete si concentrano sull’aspetto “integrale” degli alimenti, senza rendersi conto che la loro dieta può essere sbilanciata verso i carboidrati. Anche se si consumano cereali integrali, farine integrali, frutta e verdura, è essenziale mantenere un equilibrio tra i macronutrienti, includendo una quantità adeguata di grassi sani e proteine, e non solo carboidrati. Inoltre, è importante considerare l’effetto di alimenti come il latte, che può stimolare l’insulina, e limitare il consumo di alimenti che possono influenzare negativamente il colesterolo, come le uova, solo se effettivamente indicato da prove cliniche.
In conclusione, anche se un’alimentazione può sembrare sana perché ricca di prodotti integrali, può essere squilibrata e non ottimale per la gestione del diabete se non si presta attenzione all’equilibrio complessivo dei macronutrienti e al modo in cui gli alimenti vengono combinati e consumati.
La dieta mediterranea funziona per i diabetici?
La dieta mediterranea è riconosciuta come modello di uno stile di vita equilibrato che enfatizza l’attività fisica regolare e un’alimentazione basata su prodotti freschi, di stagione e di alta qualità.
Tuttavia, è importante notare che le origini della dieta mediterranea, come documentate dal nutrizionista Ancel Keys, risalgono agli anni ’50. Durante quel periodo, le persone che vivevano intorno al Mediterraneo erano generalmente più attive fisicamente, spesso impegnate in lavori manuali che richiedevano un maggiore dispendio energetico rispetto alle attività tipiche odierne. Inoltre, l’accesso agli alimenti era diverso: c’erano meno prodotti confezionati e raffinati, meno inquinamento e, sebbene la quantità di cibo disponibile fosse inferiore, la qualità era spesso superiore.
Oggi, replicare esattamente lo stile di vita degli anni ’50 è impraticabile. La scienza nutrizionale ha fatto passi da gigante da allora, come dimostra il cambiamento di percezione su alimenti come il burro, che prima del 2014 era ritenuto dannoso per le arterie, opinione poi rivista.
Nonostante ciò, alcuni principi della dieta mediterranea rimangono validi e applicabili, come l’incoraggiamento al consumo di verdure e cereali integrali. Tuttavia, quando si tratta di condizioni mediche specifiche, come l’insulino-resistenza o il diabete, è necessario adattare l’apporto di carboidrati, che nella dieta mediterranea tradizionale rappresenta circa il 55-65% del fabbisogno calorico giornaliero. Questa percentuale potrebbe essere troppo elevata per chi soffre di tali condizioni e quindi deve essere personalizzata in base alle esigenze individuali.
C'è differenza alimentare tra diabete di tipo 1 e di tipo 2?
Il trattamento e la gestione del diabete variano notevolmente tra il diabete di tipo 1 e di tipo 2, data la diversa natura di queste condizioni.
Diabete di Tipo 1:
Il diabete di tipo 1 è una condizione autoimmune in cui il sistema immunitario attacca erroneamente le cellule beta del pancreas, responsabili della produzione di insulina. Di solito si manifesta nell’infanzia o nell’adolescenza. Le persone affette da diabete di tipo 1 necessitano di insulina esogena, somministrata tramite iniezioni o pompe insuliniche, per regolare i livelli di glucosio nel sangue. Devono monitorare attentamente l’assunzione di carboidrati e calibrare la dose di insulina (rapporto insulina/carboidrati) per prevenire fluttuazioni eccessive della glicemia.
Diabete di Tipo 2:
Il diabete di tipo 2, che generalmente si sviluppa dopo i 30-40 anni, è una malattia complessa influenzata da molti fattori. L’insulino-resistenza è spesso il problema centrale, con le cellule del corpo che non rispondono adeguatamente all’insulina, portando a un’eccessiva produzione di glucosio dal fegato e a una ridotta assunzione di glucosio da parte dei muscoli. Fattori di rischio includono la predisposizione genetica, uno stile di vita sedentario, una dieta ricca di cibi poco salutari e l’eccesso di peso. Il diabete di tipo 2 può rimanere asintomatico per anni, con le complicanze che spesso si presentano già al momento della diagnosi. La gestione iniziale si concentra su modifiche dello stile di vita, come migliorare l’alimentazione e aumentare l’attività fisica. Se non si interviene adeguatamente, può rendersi necessario l’uso di farmaci ipoglicemizzanti orali e, in casi più gravi, di terapie iniettive.
Nel diabete di tipo 2, un’adeguata alimentazione preventiva è cruciale per evitare il peggioramento della malattia o per cercare di indurla in remissione. La dieta per chi soffre di diabete di tipo 2 punta a un equilibrato apporto di nutrienti e al controllo delle porzioni, con l’obiettivo di mantenere stabili i livelli di glucosio nel sangue e prevenire sbalzi glicemici.
Quale alimentazione devono adottare le donne diabetiche in gravidanza?
La gravidanza comporta cambiamenti fisiologici che influenzano il metabolismo del glucosio, portando a:
- Una diminuzione della glicemia a digiuno.
- Un incremento della glicemia postprandiale.
- Una ridotta sensibilità all’insulina, specialmente dopo la 20^ settimana a causa dell’aumento di ormoni come l’ormone somatomammotropo placentare (hPL) e livelli più alti di estrogeni e progesterone, con un picco massimo intorno alla 32^ settimana.
- Un aumento della secrezione di insulina.
Questi cambiamenti rendono la gravidanza naturalmente diabetogena, ovvero incline a condizioni simili al diabete, a causa degli ormoni che inducono insulino-resistenza gestazionale. Questa resistenza all’insulina è una normale risposta fisiologica che supporta la crescita del feto, assicurando che riceva un adeguato apporto di glucosio.
In condizioni normali, la minore utilizzazione di glucosio da parte della madre favorisce l’uso di lipidi come fonte energetica e garantisce un maggiore apporto di carboidrati al feto. La lieve ma prolungata iperglicemia postprandiale, risultato della minore sensibilità all’insulina, facilita il trasferimento di nutrienti dalla madre al feto.
Tuttavia, se l’alimentazione in gravidanza non è ben gestita e si verifica un significativo aumento della glicemia materna, ciò può aumentare il rischio di morbilità sia per il feto sia per il neonato. Questo è spesso dovuto a un’eccessiva produzione di insulina fetale, stimolata da un surplus di glucosio materno. L’iperglicemia fetale può portare a iperinsulinemia, crescita accelerata del feto, macrosomia e, dopo il parto, ipoglicemia neonatale.
Per minimizzare questi rischi, è essenziale normalizzare la glicemia materna, mirando a valori il più possibile vicini alla normoglicemia.
Le linee guida raccomandano un monitoraggio attento della glicemia fin dal primo esame del sangue in gravidanza, compreso il controllo della curva glicemica dopo un minicarico di glucosio. Questo test valuta la capacità del corpo di gestire il glucosio dopo un pasto e si effettua misurando la glicemia a intervalli regolari dopo l’ingestione di una soluzione glucosata.
La dieta in gravidanza deve fornire tutti i nutrienti essenziali per la crescita del bambino e il benessere della madre, e deve essere adeguatamente personalizzata per mantenere stabili i livelli di glicemia, prevenendo così il possibile sviluppo di diabete gestazionale.
In caso di diabete gestazionale, è cruciale un attento controllo dell’assunzione di carboidrati, spesso in combinazione con terapia farmacologica, che può includere trattamenti orali o iniezioni di insulina, quest’ultima spesso considerata il trattamento di prima scelta.
Competenza e strumenti d’avanguardia

Bilanciamento dei Macronutrienti
Il nostro Piano Nutrizionale enfatizza l’importanza di un bilanciamento ottimale dei macronutrienti. Si consiglia un’assunzione controllata di carboidrati a basso indice glicemico, carico glicemico e indice insulinico, proteine derivate da prodotti di alta qualità e grassi sani, per mantenere i livelli di zucchero nel sangue stabili e favorire una perdita di peso, nel caso questa fosse necessaria sostenibile.
Educazione alimentare e nutrizionale
Una componente chiave del nostro programma è l’educazione alimentare e nutrizionale, che aiuta i nostri pazienti a comprendere l’impatto degli alimenti sulla glicemia e a fare scelte alimentari consapevoli. Per mantenere i risultati nel tempo e per una vita all’insegna del benessere.


Monitoraggio e supporto continuo
Il Dr. Ippolito e il suo team offrono un monitoraggio costante e supporto durante tutto il percorso di dimagrimento, assicurando che i pazienti rimangano motivati, aderenti al piano nutrizionale ed informati.
Piani alimentari su misura
I nostri piani alimentari si concentrano sull’ottimizzazione della dieta in base al tipo di diabete, mirando a un controllo efficace della glicemia per evitare picchi e cali glicemici. Un aspetto chiave del piano nutrizionale programma è l’abbinamento corretto degli alimenti all’interno di ogni pasto e lungo l’arco della giornata, distribuendo in modo equilibrato colazione, pranzo e cena. Viene inoltre data importanza all’ordine di consumo degli alimenti durante i pasti, un fattore dimostrato influenzare significativamente sia i livelli di zucchero nel sangue sia la produzione di insulina. Questo approccio mira a una gestione più accurata e personalizzata dell’alimentazione, fondamentale per chi vive con il diabete.


Cibi da Evitare e Come Abbassare la Glicemia
Nel contesto della dietoterapia diabete, è cruciale evitare cibi ad alto contenuto di zuccheri semplici e cibo spazzatura grassi saturi. Alimenti come dolci, bibite zuccherate, e snack confezionati dovrebbero essere eliminati e sostituiti con alimenti e preparazioni gustose ma di qualità limitati. Si dovrebbero Invece, si dovrebbero preferire cibi a basso indice glicemico, come per esempio verdure, legumi, e cereali integrali, che aiutano a mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue prestando particolare attenzione alle più comuni credenze che vanno sfatate.
Sfatiamo i falsi miti
Contrariamente a quanto spesso si crede, i diabetici possono godere di una dieta varia e gustosa. Ti dimostreremo che, con la giusta guida e un piano personalizzato, è possibile godere di pasti deliziosi e nutrienti senza compromettere il controllo del diabete. Correggeremo insieme anche alcune false credenze, dovute a indicazioni generiche di massima come quella di preferire cibi a basso indice glicemico, come verdure, legumi e cereali integrali. Corretto, ma questo può avere un risultato disastroso.
Ti stupiresti di sapere quante persone diabetiche entrano in studio e ci raccontano di abitudini alimentari “sane” a base di cereali integrali, latte, frutta e verdura, tutto biologico ma completamente sbilanciate nella distribuzione dei macronutrienti, negli abbinamenti e nella distribuzione degli stessi nelle diverse fasce orarie durante la giornata, persino nella gestione dei picchi glicemici.

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