Prima di iniziare a scrivere questo articolo ho provato a mettermi nei tuoi panni e ho provato a googlare “dieta chetogenica nutrizionista”, “nutrizionista chetogenica”… in modo da poter scrivere un articolo non ripetitivo e già visto ma che ti possa dare delle informazioni in più rispetto a quello che viene detto nei vari blog.
Mi sono messo nei panni di chi non è del mestiere e che cerca in qualche modo di saperne di più su questo argomento che, per i non addetti ai lavori, risulta comprensibilmente complesso.
Risultato?
Beh… se non avessi le giuste competenze in biologia della nutrizione mi sarei ritrovato spaventato e soprattutto disorientato.
Alcuni dicono che è una dieta pericolosa, altri invece ritengono che sia una dieta sicura, alcuni la definiscono dieta iperproteica, altri normoproteica, alcuni la consigliano per perdere peso, altri invece… indovina un pò… la sconsigliano.
…tutto il contrario di tutto.
E qui penso a quanto ti puoi ritrovare disorientata e con una confusione tale da provocare mal di testa.
Fatta questa premessa cercherò di spiegarti, in modo preciso ma soprattutto semplice, che cosa si nasconde dietro questa definizione così enigmatica: dieta chetogenica.
Dieta chetogenica: dal 1920 ad oggi
Negli ultimi anni la dieta chetogenica è diventata una delle ultime mode dietetiche definita come una “dieta a basso contenuto di carboidrati” ma devi sapere una cosa…
Il termine “dieta chetogenica” è stato coniato per la prima volta nel 1920 dal Dr. Russell Wilder presso la Mayo Clinic, un importante ospedale universitario degli Stati Uniti. Veniva, infatti, utilizzata per l’epilessia refrattaria nei bambini, ovvero per cercare di gestire quelle convulsioni che non potevano essere controllate dai farmaci.
Wilder, attingendo da ricerche precedenti in cui si affermava che il digiuno era un trattamento efficace per i disturbi convulsivi, dedusse che delle precise sostanze indotte proprio dallo stato di digiuno, chiamate “corpi chetonici”, avessero un effetto anticonvulsivante.
A quel punto sorgeva un problema, ovviamente.
Il digiuno, in quanto tale, non poteva essere praticato per un lungo periodo… sia per rischio di carenze nutrizionali, sia perché i bambini hanno una capacità molto limitata di digiunare.
Wilder scoprì che limitare fortemente l’assunzione di carboidrati, aumentando la quota di grassi andava a comportare un aumento dei corpi chetonici ed un corrispondente calo dei livelli di glucosio nel sangue, portando il corpo ad uno stato noto come “chetosi”.
La dieta ideata da Wilder, ora conosciuta come la “dieta chetogenica classica o standard” (SKD), per distinguerla dalle sue successive varianti, traeva il 90% delle calorie totali giornaliere dai grassi, il 6% dalle proteine e il 4% dai carboidrati.
Quindi nulla di nuovo… si può dire che sono passati 100 anni da quando si incominciava a parlare di dieta chetogenica.
Cosa sono i corpi chetonici
I corpi chetonici sono un un gruppo di sostanze (acetone, aceto acetato e 3-β-idrossi butirrato) che derivano dal metabolismo degli acidi grassi.
Devi sapere che ogni giorno produciamo corpi chetoni in determinate quantità, con una concentrazione plasmatica che si mantiene intorno a 0,1 mmol/L.
Una dieta chetogenica è in grado di “shiftare” il tuo metabolismo dall’uso prevalente di glucosio a quello di lipidi. In questo modo, il corpo entra in uno stato di chetosi aumentando la produzione di corpi chetonici, con una loro concentrazione plasmatica che è intorno a 5-7 mmol/L.
Quindi, riassumendo, possiamo dire che si definisce “dieta chetogenica” un regime alimentare in grado di indurre e mantenere i livelli di corpi chetonici ematici al di sopra di una determinata concentrazione.
Dieta chetogenica e varianti moderne
Dalla dieta chetogenica classica si sono sviluppate negli anni delle varianti:
- Dieta chetogenica a basso contenuto di grassi (VLCKD)
- Dieta chetogenica MCT
- Dieta chetogenica MCT modificata
- Dieta Atkins modificata (MAD)
Tutte le tipologie di dieta hanno in comune due aspetti principali:
- basso apporto di carboidrati giornaliero, inferiore a 50g;
- sono diete normoproteiche, in quanto un eccesso di proteine verrebbe metabolizzato tramite la gluconeogenesi con conseguente produzione di glucosio ed uscita dallo stato di chetosi.
Qui, come puoi ben notare, abbiamo risolto un primo dubbio: la dieta chetogenica non è una dieta iperproteica.
Ora che abbiamo fatto più chiarezza, cerchiamo di capire meglio se è una dieta pericolosa, come in molti pensano, oppure no.
“I pro e i contro” della dieta chetogenica.
Inizierei questo paragrafo facendo una premessa:
“È sbagliato fare di tutta l’erba un fascio”
Infatti, come per tutte le cose, anche la dieta chetogenica ha dei vantaggi e degli svantaggi che possono essere più o meno gravi e proprio per questo la figura di un Biologo Nutrizionista può fare al caso tuo.
Un professionista della nutrizione competente in materia, sicuramente ti potrà indirizzare nel migliore dei modi, dal momento che non esiste una dieta standard o una dieta che funziona in egual modo con tutti ma esiste una dieta personalizzata adatta a te.
Ti faccio un esempio, una persona che soffre di diabete trattato con insulina, seguendo una dieta chetogenica potrebbe andare incontro ad una condizione molto grave per la salute della persona, definita come chetoacidosi diabetica (grave complicanza causata da un deficit assoluto di insulina, in risposta al quale l’organismo produce quantità significative di corpi chetonici).
Quindi da come puoi ben capire, in questo caso non sarebbe la strategia migliore da utilizzare.
Invece, per una persona che soffre di epilessia potrebbe essere una strategia molto valida da adottare dal momento che potrebbe portare a degli ottimi risultati.
Bisogna comunque tener presente che è una dieta che si allontana molto dalle abitudini alimentari dei nostri giorni e di conseguenza, portarla avanti per un lungo periodo, può essere abbastanza complicato. Inciampare in alimenti sbagliati, infatti, farebbe purtroppo uscire rapidamente l’organismo da una condizione di chetosi. Proprio per questo, anche se può essere un valido strumento per la perdita di peso,
non deve essere considerato l’unico in grado di portare buoni risultati.
Ti riporto in questa tabella i pro e i contro di una dieta chetogenica in modo che tu possa avere un quadro più chiaro.
Come entrare in chetosi
Suppongo che queste frasi non ti suonino come nuove: “sono in chetosi”, “sono uscita dalla chetosi”, “devo mantenermi in chetosi”.
Infatti, un punto molto importante per una dieta chetogenica è proprio far entrare la persona che la segue in quello stato che si chiama chetosi e questo può richiedere un tempo più o meno lungo.
Inoltre, in merito a questo, dobbiamo fare una precisazione dicendo che entrare in chetosi non significa prettamente raggiungere un adattamento chetogenico (shift metabolico da glucidico a lipidico).
Infatti, per entrare in chetosi, può servire una settimana mentre per raggiungere un adattamento chetogenico serve più tempo, circa due settimane di assoluto rigore.
Purtroppo, i tempi per uscire da questo stato non sono altrettanto lunghi ma immediati. Una semplice caramella o un frutto o una quantità sbagliata può farti uscire rapidamente dalla chetosi e di conseguenza sarai costretta a ricominciare da capo.
Ora che abbiamo capito cosa c’è alla base di una dieta chetogenica ti spiegherò come capire quando si entra effettivamente in uno stato di chetosi.
Per fare questo vengono utilizzati solitamente tre metodi:
- Test sul sangue
- Breath Keton Test
- Test sulle urine
Ognuno di essi valuta la concentrazione di corpi chetonici differenti in substrati diversi.
Tramite il test sul sangue si controlla il β-idrossibutirrato (βHB) dove livelli superiori di 0,5 mmol/L indicano uno stato di chetosi. Questo test è molto preciso ma è più costoso.
Il Breath Keton Test misura i livelli di acetone nell’espirato dove livelli superiori a 4 ppm indicano uno stato di chetosi.
Il test sulle urine viene fatto tramite delle strisce reattive che cambiano colore in funzione della quantità di acetone e acetoacetato presente nelle urine stesse.
È un test meno accurato, in quanto risente del livello di idratazione, inoltre non riflette i livelli di corpi chetonici ematici di quel momento, ma di un’ora prima e in modo approssimativo.
Come impostare una dieta chetogenica
Per impostare una dieta chetogenica dovrai capire per prima cosa quale tipologia di dieta chetogenica è più adatta a te e successivamente andare a ripartire i piatti dei vari pasti correttamente.
Infatti devi sapere che anche seguendo un’alimentazione prettamente vegetariana è possibile seguire una dieta chetogenica e di conseguenza entrare in quello stato fisiologico di chetosi.
In alcuni casi sono necessari degli integratori alimentari e sostitutivi del pasto mentre in altri non lo sono.
Oppure c’è la necessità di fare dei digiuni più o meno lunghi in cui non è prevista l’assunzione di cibo.
Da come puoi aver capito ci sono molte varianti da considerare (queste sono solo alcune) e non tutte vanno bene per tutti.
Per impostare una dieta chetogenica bisogna analizzare caso per caso altrimenti si rischia di fare un lavoro inutile senza poi avere dei risultati o, anche peggio, compromettere il proprio stato di salute.
Qui di seguito ti riporto un esempio generico, a titolo informativo, dove puoi trovare evidenziati alcuni alimenti che si possono usare durante una dieta chetogenica, quelli che non si possono usare e quelli che si possono usare ma con moderazione.
Ovviamente queste sono indicazioni generali in quanto come dicevo una dieta deve essere personalizzata ma soprattutto bisogna valutare se nel tuo caso è la soluzione ideale.
In merito a questo vorrei raccontarti la storia di una signora che inizialmente cercava un nutrizionista per una dieta chetogenica a Milano ma che poi seguendo il consiglio di una sua cara amica si è rivolta alla nostra struttura.
Questa signora, aveva provato molte diete per perdere peso, purtroppo con poco successo, per varie motivazioni: o non riusciva a perdere abbastanza peso, o lo perdeva lentamente ma perdeva la motivazione o lo perdeva ma a distanza di poco tempo riprendeva i chili persi con qualche interesse.
Sentendo parlare della dieta chetogenica e vedendola nei vari social ben infiocchettata, si era decisa a provarla e a fare un ultimo tentativo prima di rassegnarsi.
Dopo una prima consulenza, alcune informazioni raccolte mi hanno portato a pensare che una dieta chetogenica poteva essere una strada percorribile ma principalmente tre fattori hanno condizionato la mia scelta indirizzandola verso un altro percorso, una strada innovativa e diversa da tutto ciò che aveva provato prima.
Primo: aveva difficoltà a mantenere il peso e quindi mantenere una dieta troppo restrittiva e lontana dalle sue abitudini non sarebbe stata l’ideale perchè troppo impegnativa da portare avanti. Con molta probabilità avrebbe abbandonato la dieta con conseguenze già vissute.
Secondo: i livelli di acido urico negli esami del sangue erano tali da dover far escludere una dieta chetogenica in quanto un efficace escrezione renale di tali molecole è inversamente proporzionale ad una maggiore produzione endogena di corpi chetonici. Quindi, più corpi chetonici sono prodotti, meno acido urico viene eliminato a livello renale.
Terzo: era stanca di pesare gli alimenti, il bilancino che aveva in cucina era diventato il suo peggior nemico e dal momento che in una dieta chetogenica, come per una ipocalorica, è importante pesare gli alimenti non sarebbe stata la soluzione ideale.
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