Nutrizionista per bambini: la giusta educazione a tavola a partire dai più piccoli

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Da tempo ti sei resa conto che il tuo bambino ha una problematica alimentare ma nella tua testa risuonano continuamente delle domande: “è giusto portarlo da un dietologo per bambini?” “non sarà troppo piccolo per fargli iniziare una “dieta”?”

Ti comprendo perfettamente e ti dico subito che la risposta non è del tutto scontata.

Ho avuto la grande fortuna di poter aiutare tanti genitori e la risposta che darei io a questa domanda è: DIPENDE.

E sai da cosa? Dipende da quanto tu genitore sei disposto a porre l’attenzione sulla salute del tuo bambino mettendoti per primo in discussione e variando le abitudini alimentari tue e di tutta la tua famiglia.

Solo allora potrò dirti: “Sì, è giusto portare il tuo bambino dal Biologo Nutrizionista (a volte trovi questa figura sotto il nome di nutrizionista pediatrico quando svolgi delle ricerche in rete)”.

Bada bene però che nella tua mente non ci deve essere l’idea che lo porti dal nutrizionista per metterlo a dieta; dieta intesa come una restrizione impositiva di tutto ciò che gli piace. Ecco, questo assolutamente no!

Il lavoro fondamentale da svolgere insieme al professionista dovrà essere mirato ad un’educazione nutrizionale cercando di non fargli vivere il concetto di “privazione”.

Ora capiamo insieme come riconoscere un problema alimentare e quando è necessario portare un bambino dal nutrizionista.

Come riconoscere un problema alimentare

Pensi sia facile riconoscere un disturbo nutrizionale? In fondo “basterebbe guardare il peso”, giusto?

E invece purtroppo non è così! Tra i disturbi alimentari che si riscontrano più di frequente, e che molto spesso il genitore sottovaluta, troviamo l’alimentazione selettiva ovvero quel comportamento del bambino che limita la sua alimentazione solo ai cibi preferiti, rifiutandosi di mangiare altri alimenti sconosciuti o di assaggiarne di nuovi.

Tuttavia, non devi giungere a conclusioni affrettate! Nei primi 4 anni di vita è normale che l’approccio al cibo sia graduale e ricco di sperimentazione ma è importante saper riconoscere i segnali che distinguono una difficoltà transitoria da una problematica più seria.

È quindi importante, dopo essere stata identificata, rivolgersi subito ad un Biologo nutrizionista che è poi in grado di intervenire precocemente evitando un’eventuale cronicizzazione in età adolescenziale.

Secondo uno studio condotto dal Dr. Agnieszka Kozioł-Kozakowska insieme ai membri del Jagiellonian University Medical College di Cracow e pubblicato sulla rivista Public Health Nutrition, il 20% dei bambini tra 1 e i 5 anni soffrono di neofobia, ossia la paura delle cose nuove o dei cambiamenti. Si è visto che gli alimenti particolarmente evitati sono le uova, le verdure e i legumi.

In altri casi, come riportato in un altro studio pubblicato sull’International Journal of Eating Disorders e condotto dal Ricercatore Rachel Bryant-Waugh insieme ad altri colleghi, può succedere che l’avversione nei confronti di alcuni alimenti sia determinata da un fastidio causato dal colore, dall’odore o dalla consistenza degli alimenti proposti.

Ricorda chè è importante agire in fretta perché questo rifiuto “selettivo” si può poi trasformare, dai 3 agli 8 anni, in un’anoressia nervosa infantile in cui si osserva un rifiuto totale del cibo ed una significativa perdita di peso.

A quel punto, la gestione diventerà ancora più complessa perché non si agirà più sulla prevenzione ma sulla risoluzione di un problema già conclamato.

Sempre nello studio di Rachel Bryant-Waugh è stato poi evidenziato come dagli 8 anni in su, invece, si osservano con più frequenza casi di bulimia nervosa il cui culmine si ha nelle fasi dell’adolescenza.

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Per intervenire immediatamente su degli atteggiamenti di rifiuto ma, ancor più importante per prevenirli, ci sono piccoli trucchetti che si possono applicare per aiutare il tuo bambino ad abituarsi a quei sapori nuovi senza dover escludere nulla. Un esempio potrebbe essere quello di “camuffare” gli alimenti meno graditi all’interno di quelli che il bimbo ama di più oppure di creare delle forme “animate” accattivanti.

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Non pensi che così sia molto più divertente?

Inoltre, per far sì che il tuo bambino inizi a prendere confidenza con i cibi che mangia, è importante coinvolgerlo nelle attività della cucina. Conoscendo gli alimenti che preparate ogni giorno, di sicuro sarà più invogliato a mangiarli!

Prendete questo momento come un’occasione di divertimento: potete modellare dei biscotti creando diverse forme con degli stampini. Consentitegli di impastare e mescolare gli ingredienti o di modellare un composto. 

Dopo la cottura di sicuro vorrà assaggiare il risultato della fantastica creazione culinaria!

E questo vorrà farlo proprio insieme a te! Ricorda, infatti, che tu genitore sarai sempre il suo primo esempio. Se sei tu il primo ad escludere dalla tua alimentazione degli alimenti, di certo non si può pretendere che li mangi il tuo bambino e questa educazione dovrebbe di certo partire già dalla gravidanza per poi proseguire anche durante l’allattamento e consolidarsi ancora di più con lo svezzamento.

Sapevi che il bimbo già dalla 16° settimana di gestazione è in grado di avvertire i sapori?

Pensa che addirittura le papille gustative iniziano a comparire già dalla 12° settimana della gravidanza e a distanza di una o due settimane iniziano i movimenti di deglutizione: aprire e chiudere la bocca è il suo modo di allenarsi per quando succhierà il latte durante l’allattamento.

Sarà poi fondamentale che, soprattutto durante la delicata fase dello svezzamento, il bambino possa iniziare a conoscere i gusti degli alimenti tramite piccoli assaggi effettuati e condivisi durante i pasti della famiglia (autosvezzamento o alimentazione complementare a richiesta). È per questo che avere un’alimentazione varia ed equilibrata potrà fare la differenza sulle abitudini alimentari che il tuo bambino porterà avanti da adulto.

Le papille gustative sono un organo estremamente educabile e fare un buon lavoro durante gli anni di crescita, sarà la base per farlo crescere forte e sano!

Obesità infantile

Capire se tuo figlio è nel suo peso ideale o se il suo peso è nella media è abbastanza complicato.

Dal momento che si è nel pieno periodo di crescita ci sono più parametri da considerare rispetto ad un’adulto per fare una oppurtuna valutazione come:  età, peso, sesso e altezza.

Quando si parla di peso nei bambini, di ogni età, bisogna considerare i percentili di crescita che si distinguono tra quelli del maschietto e della femminuccia.

Ti faccio due esempi: 

Un bambino di  7 anni alto 125 cm con un peso di 23,5 Kg si troverebbe al suo 50esimo percentile, quindi il peso risulterebbe nella media anche se la sua altezza è leggermente maggiore rispetto ai bambini della sua età. 

Una bambina di 10 anni alta 140 cm e con un peso di 42 Kg si troverebbe all’82 esimo percentile e quindi fuori da un suo peso medio.

Immagino che con tutte queste variabili potresti trovarti in confusione, di conseguenza la figura del Biologo Nutrizionista potrebbe venirti in aiuto.

Vista l’importanza di una crescita controllata dal 2007 in Italia è attivo il sistema di sorveglianza Okkio alla Salute promosso dal Ministero della Salute, che monitora costantemente l’evoluzione dell’obesità infantile e valuta interventi di promozione della salute avviati con un dettaglio sia regionale che locale. Ad esempio il 4 Marzo di quest’anno è stata organizzata la giornata mondiale dell’obesità in cui sono stati resi noti i dati emersi nel nostro Paese relativi agli scorsi anni.

Nell’indagine effettuata nel 2019, infatti, emerge come i bambini in sovrappeso sono il 20,4% e gli obesi il 9,4% (valori soglia dell’International Obesity Task Force, IOTF); in particolare, a differenza di quello che ci si aspetterebbe, i maschi hanno valori di obesità leggermente superiori alle femmine (maschi obesi 9,9% vs femmine obese 8,8%).

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Ma perché ci sono queste differenze? Te lo spiego subito.

Differente composizione corporea tra maschio e femmina durante le fasi di crescita

Tra maschio e femmina ci sono delle enormi differenze fisiologiche che possono essere visibili già dalla prima infanzia ma che diventano molto più marcate durante l’adolescenza. E questo è il motivo per cui maschi e femmine non perdono peso o non aumentano di peso con la stessa velocità

Le differenze coinvolgono principalmente muscolo, tessuto adiposo e minerali ossei. 

I maschi sviluppano soprattutto massa minerale ossea e muscolare, mentre le femmine massa grassa.

Ma partiamo dal compartimento principale e quindi analizziamo lo stato di idratazione: alla nascita il bambino contiene un’alta percentuale di acqua (70-75%) che scende intorno al 65% nei primi 12 mesi di vita a causa della diminuzione dei liquidi extracellulari. Già su questo primo punto si possono notare differenze tra i 2 sessi: le femmine risultano avere un contenuto minore di acqua (circa il 50%) e questo perché hanno più grasso. Il grasso, a differenza del muscolo, contiene poca acqua (circa il 12-14%).

Magari vi è capitato di affrontare un periodo di dieta insieme ad una persona dell’altro sesso come per esempio amico ed amica, sorella e fratello, partner donna ed uomo, mamma e figlio o papà e figlia ecc. e sono sicuro che avete constatato  che nonostante la stessa alimentazione, l’uomo riesce a perdere peso con molta più facilità. 

Questo non accade di certo perché l’uomo è più fortunato ma accade perché entrambi i sessi hanno delle esigenze e delle potenzialità differenti e queste differenze iniziano a rendersi visibili dai 5 anni in poi. La composizione corporea a livello di massa grassa e massa magra è diversa.

Alla nascita, infatti, indipendentemente dal sesso, i bambini hanno una massa grassa che si attesta intorno al 10-15% del peso corporeo fino ad arrivare al 30% nei primi 6 mesi di vita e scendere gradualmente nel 6 mesi successivi. 

All’età di 5 anni le bimbe possiedono già una massa grassa più alta e pensa che entro i 10 anni di età la differenza di massa grassa tra maschi e femmine può arrivare anche oltre l’8%.

Se sei una donna e stai leggendo l’articolo penserai: “ecco, la solita sfortuna!”. Ma pensa al motivo per cui hai più grasso: questo ti servirà per una missione bellissima che è quella di diventare mamma. Il tuo grasso infatti, parlando sempre di range fisiologici, avrà funzione energetica, strutturale (è un costituente fondamentale delle membrane cellulari e delle guaine nervose) e regolatrice (è un precursore degli ormoni) durante la gravidanza.

Oltre a questo, le differenze risiedono anche nella massa muscolare che nelle donne è inferiore e questo riflette il fatto che anche l’emoglobina presente nei globuli rossi della donna e che trasporta l’ossigeno ai muscoli, è più bassa del 5-10%.

Con questo, però, non voglio dire che l’uomo ha solo muscoli e niente grasso anzi! Tutti lo abbiamo, ma la differenze sta, come ti dicevo, nella quantità e anche nella localizzazione. 

L’uomo tende a possedere più grasso viscerale (quello centrale che circonda gli organi) e quando perde questo grasso, anche il suo “motore” o tecnicamente chiamato RMR (tasso metabolico a riposo) funzionerà meglio e quindi riuscirà a metabolizzare più velocemente altro grasso. In altre parole: l’uomo più toglie grasso viscerale e più velocemente continuerà a dimagrire!

Di contro, le donne hanno più grasso sottocutaneo (quello che si trova attorno ai fianchi, alle cosce e ai glutei. È questo il grasso che sarà funzionale per la tua gravidanza. Purtroppo questo grasso non è metabolicamente attivo e quindi perderlo non aiuterà ad aumentare la velocità di dimagrimento.

Composizione-corpore-maschio-vs-femmine

A questo punto dell’articolo sicuramente ti sarà chiaro quanto sia complesso e differente strutturare un piano alimentare su misura e quanti parametri bisogna prendere in considerazione.

L’alimentazione sana per il tuo bambino: le 5 regole da seguire

Sicuramente di qualsiasi età infantile o sesso si stia parlando ci sono delle regole generali a cui è bene attenersi e che ti riassumo qui di seguito:

  • È importante l’educazione in famiglia: non si raggiungerà mai un equilibrio alimentare familiare se tutti i membri non sono pronti a cambiare le abitudini alla base del problema.
  • Controlla gli spuntini: molto spesso (o perché si ha poco tempo o perché molto pubblicizzati), si utilizzano spuntini ricchi di zuccheri, come succhi di frutta e merendine o ricchi di sale come pizzette e cracker. Sarebbe molto meglio, invece, preparare in casa dolci con frutta e cereali integrali (ad esempio una torta di mele) così da abituare il tuo bambino a pasti in cui il gusto lo fa la qualità degli ingredienti utilizzati e non la presenza di zuccheri e sostanze mirate solo a creare una dipendenza.
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No, non hai letto male! Ho parlato proprio di dipendenza e ti spiego il perché. Alcuni alimenti, come quelli indicati prima, stimolano la produzione di serotonina e di dopamina: il tuo bambino raggiungerà il cosiddetto Bliss Point che lo renderà, da una parte felice, ma, nello stesso tempo più crescerà e più non riuscirà a fare a meno di quegli alimenti.

Del meccanismo alla base di questa dipendenza è stato anche discusso in un documentario andato in onda su The National, il notiziario di punta della CBC Television. 

Merenda-attraente-vs-merenda-nutriente
  • Attenzione alle bevande gassate: una lattina di aranciata da 33 cl contiene circa 40 g di zucchero. Circa 8 bustine! 

Ovviamente queste quantità di zucchero (indipendentemente dal tipo di zucchero assunto) oltre ad avere effetti negativi evidenti sul peso in eccesso e sull’apparato dentario con un maggior rischio di manifestare carie, predispone il bambino a tutta una serie di patologie metaboliche (come per esempio il diabete), patologie cardiovascolari e articolari che potrebbero svilupparsi durante la sua crescita.

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  • Preferite sempre cibi integrali: l’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) ha stabilito che la presenza di cereali integrali nella dieta riduce il rischio di sviluppare tumore al colon-retto e diabete. Considera, però, che l’intestino del tuo bambino è molto più sensibile di quello di un adulto. 

Per questo inseriscili gradualmente. Potresti iniziare utilizzando cereali semi-integrali per arrivare solo in seguito all’integrale.

Ovviamente queste sono delle velocissime linee guida ma non sono di certo sufficienti! Per avere un’analisi approfondita dello stato nutrizionale del tuo bambino e valutare la strategia migliore per lui, è necessaria una consulenza personalizzata e accurata in studio che potrai richiedere con uno dei Biologi del mio Team.

Se dopo aver letto questo articolo hai anche soltanto il dubbio che il tuo bimbo abbia bisogno di una consulenza e vuoi saperne di più su come fare una dieta per bambini, non aspettare a contattaci!

Ciò che il tuo bambino sarà domani, dipenderà dalla scelta che fai tu oggi.

Noi siamo qui, pronti ad aiutarti.

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